domenica 10 dicembre 2006
CASANOVA di rovegno
Lasciata la SS 45, inizio a salire verso Casanova, immergendomi in uno splendido scenario boschivo invernale. I piccoli rivoli d'acqua, solitamente chiacchierini, che spuntano nel bosco, tra i tronchi secchi e i cespugli di rovi, propri della stagione autunnale, apparivano ora muti ed immobili in curiose sculture di ghiaccio. Ai bordi della carreggiata mi erano di compagnia uccellini saltellanti, all'affannosa ricerca di un'improbabile cena.La vecchia e generosa "Polo" macina sicura le restanti curve che mi separavano dal paese.Eccomi giunto alla spianata del Camposanto, spartiacque visiva di due imparagonabili scenari: da un lato verso il basso Fontanigorda, mi appare come un ammasso di case avvolte dalla nebbia e posizionate in bilico su una fetta di terra mangiata dalla continua e inesorabile erosione, la cui presenza umana è evidente dai fumanti comignoli;dall'altro versante, la suggestiva e silente visione di Casanova, coperta di neve.Una coltre intonsa copre il minuscolo cimitero, posto ai margini del paese. Entro e mi sento immediatamente avvolto da un maestoso, vivo silenzio tale da esprimere un canto al Grande Spirito:sereno, pulito, scevro di richieste troppo spesso inutili. Per qualche minuto chiudo gli occhi odoro l'aria e riconosco l'essenza nelle narici della mia patria.Davanti ai miei parenti ultraterreni come nonna Mery e zia Ersilia, mi viene in mente una frase di un nativo americano cui nome era Sinta Glesha:"Gli anziani meritano il massimo rispetto, perché ci hanno tramandato le tradizioni,la cultura e la Lingua. Essi ancora oggi, con la loro saggezza, ci aiutano a rendere migliore la nostra vita".Esco, pensando all'impalpabile linea demarcante il mondo dei vivi da quello dei morti consapevole che su quel reale segmento, provo a recitare ogni istante la mia umana esistenziale commedia! Scendo lentamente verso il centro del paese per gustare il più possibile ogni metro del paesaggio, attorniato dalla corona dei suoi monti: la Ripa, Montelupo, Roccabruna e reso ancor più affascinante dalla copiosa nevicata. Attraversai la via principale di Casanova quando si accendono le prime luci e le finestre illuminate segnalano i suoi pochi lamentosi abitanti.Mi fermai un momento davanti al campo da calcio, scrigno di sfide agonistiche giovanili,metafore dei campi di battaglia dei tempi lontani. Osservo il robusto campanile della chiesa, il cui richiamo gioioso o triste, si perde nella notte dei tempi passati, ma ancora fa guardia della sua comunità, e l'antico capitello, all'inizio del sentiero che porta al borgo di Racosta. Là in estate si può dissetare il corpo e lo spirito ad una bella fontana ricca di acqua fresca e purissima. Giunto quasi al termine del mio tour, misto di interiorità ed esteriorità, attraverso questa gemma dell'Alta Val Trebbia, salgo cerso il "Crescione".Lassù, a sera ormai fatta, i rarissimi e lontani rumori naturali, ovattati dalla neve, consentono di estraniarsi, ancora per un poco, dalla quotidiana realtà.Basta affinare l'udito, stare fermo in ascolto e, nel sottile soffio della brezza serale, sotto il cielo popolato da minute lucenti stelle, la presenza dell'anima libera e gioiosa delle crature che proteggono e popolano questi monti, traspare come gli occhi seducenti di un lupo...in quell'impercettibile e lontano ululato di vento... P. R.
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